Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 27 ottobre 2006 Il ruolo delle città nella costruzione di una cultura attenta ai temi della pace e dei diritti umani è stato il tema al centro del Meeting internazionale degli enti locali per la Pace che ha avuto recentemente luogo a Perugia. Si è trattato di una manifestazione molto partecipata, che ha celebrato i vent’anni di vita del Coordinamento nazionale degli enti locali per la Pace, organizzazione alla quale aderiscono ad oggi centinaia di enti locali del nostro Paese, tra i quali la Provincia autonoma e numerosi Comuni trentini. Nel documento finale adottato dai partecipanti è stato sottolineato che l’identità delle città «è quella di istituzioni che sono più vicine ai bisogni reali di tutti coloro che risiedono nei rispettivi territori, dunque polo originario della sussidiarietà e luogo deputato a garantire il rispetto di tutti i diritti umani - civili, politici, economici, sociali, culturali - alla luce del principio della loro interdipendenza e indivisibilità». Molti statuti di regioni e comuni hanno introdotto nel corso degli ultimi anni la norma «pace diritti umani», che proclama la pace come diritto fondamentale delle persone e dei popoli e che attesta la volontà e l’impegno degli enti locali di essere «costruttori di pace». E sono in numero crescente i comuni impegnati in iniziative di cooperazione decentrata e solidarietà internazionale, valorizzando in questo modo anche il lavoro di molte organizzazioni operanti nella società civile e nel volontariato. La pace nella città e la pace nel mondo, pace interna e pace internazionale sono oggi strettamente interconnesse ed è sempre più opportuno affiancare e riconoscere, accanto alla politica intergovernativa per lo sviluppo, la cooperazione decentrata guidata dagli enti locali in stretta collaborazione con le formazioni organizzate della società civile. C’è dunque bisogno urgente di una governance che si traduca nel coordinamento e nella gestione comune di politiche pubbliche ai vari livelli: locale, nazionale, continentale, mondiale. Insomma, in uno slogan molto efficace, «dalla città all’ONU». Gli enti locali riuniti a Perugia si sono assunti una importante responsabilità: «Raccogliamo la sfida di sviluppare l’identità inclusiva dei nostri territori come quella che genuinamente esprime la nostra vocazione di città, province e regioni per la pace e i diritti umani», si legge nel documento finale. Il quale indica come via maestra per lo svolgimento di «politiche inclusive» l’educazione ed il dialogo interculturale. Un ordine mondiale più giusto, pacifico e democratico sarà realizzato se saranno potenziate le reti, anche transnazionali, di enti locali. In questo senso ha destato grande interesse la proposta di estendere il modello dei cosiddetti «gemellaggi di solidarietà», cioè quei rapporti tra città che si pongono non all’interno dello stesso continente, bensì in continenti diversi caratterizzati da forti divaricazioni di carattere economico e sociale. La pace nel mondo non è dunque una questione da affidare in esclusiva alle Nazioni Unite od ai governi nazionali, ma è una competenza primaria anche degli enti locali ed è opportuno che al più presto le istituzioni internazionali tengano in debito conto l’insostituibile ruolo svolto ai vari livelli da città, comuni, province e regioni. Roberto Bombarda |
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